"Légami" 2017/18 - Secondo Movimento
Giovedì 11 Gennaio 2018 – Ore 21.00
Compagnia Oyes
“Io non sono un gabbiano”
ispirato a “Il Gabbiano” di A. Cechov
disegno luci Giuliano Almerighi e Stefano Capra
tecnico luci Stefano Capra
costumi Stefania Coretti e Simone Pisani
assistente alla regia Noemi Radice
con Francesco Meola, Camilla Pistorello, Umberto Terruso, Dario Merlini, Dario Sansalone, Camilla Violante Scheller, Daniele Crasti, Fabio Zulli
regia e testo Stefano Cordella
Lo spettacolo si apre con il funerale di Arkadina, la celebre protagonista del capolavoro cecoviano, nell'aria risuonano le note di una marcia funebre. La comunità si riunisce per ricordare e rendere omaggio alla grande attrice. Ben presto, le orazioni di amici e parenti assumono l'aspetto di performance artistiche, dato che quasi tutti i partecipanti sono, o si sentono, artisti o aspiranti tali: dal logorroico maestro Medvedenko, sedicente stand up comedian a tempo perso, a Nina e Kostja. Lei sogna di raggiungere la fama come attrice, lui è ossessionato dalla ricerca di “forme nuove” nel teatro e nella vita. Quello che comincia come un omaggio sotto forma di monologo da parte di Nina viene però improvvisamente interrotto da Kostja che si “mette a nudo” nello sconcerto dei presenti, rivelando il suo rancore e il desiderio disperato di essere amato da una madre ingombrante e anaffettiva, irraggiungibile modello di riferimento e, al tempo stesso, incarnazione di tutto ciò che il ragazzo vorrebbe distruggere e rivoluzionare. Solo Dorn, dottore emotivamente “anestetizzato” dalla razionalità ha parole d'elogio per il gesto provocatorio, a suo dire capace di scatenare delle reazioni autentiche. Toccherà a Trigorin, famoso scrittore, ristabilire l'ufficialità della situazione con un commovente discorso dedicato alla defunta compagna.
Domenica 4 Febbraio 2018 – ore 20.00
Teatro dell’Altopiano
“L’ultimo atto”
liberamente ispirato a “All that fall” di Samuel Beckett
regia di Carlo Formigoni
con Angelica Schiavone, Carlo Formigoni, Giovanni Calella
costruzione metallica Sandrino Crescenza
dipinti/scenografia Giovanni Calella
assistente alla regia Ada Lorusso
“Il dominio oscuro dei nostri istinti può sorprenderci ed indurci ad azioni inimmaginabili.
Solo ad un grande autore come Samuel Beckett poteva essere concesso di trasformare un mostro in uomo tra gli uomini”. (Carlo Formigoni)
Nato nel 1956 come radiodramma, “All That Fall” confermò anche via etere il talento di Samuel Beckett, talento di recente consacrato grazie al successo di ‘Aspettando Godot’.
Questa volta a far parlare di Beckett fu l’impiego di suoni riprodotti in diretta invece di ricorrere a quelli presenti in archivio e registrati dal vivo. Il disegno era scansare la piattezza omologata di questi ultimi e conferire al lavoro dei ‘rumoristi’ lo stesso spessore del lavoro degli interpreti: l’energia sprigionata dalla novità doveva amplificare il potere evocativo affidato alle voci. Quando poi ‘Tutti quelli che cadono’ approdò in teatro, quella preziosa alchimia andò perduta.
Secondo Italo Interesse: “Nel suo allestimento ‘L’ultimo atto’, Carlo Formigoni adotta modalità originalissime nel riproporre teatralmente il testo beckettiano: colloca i protagonisti, i coniugi Rooney (interpretati dallo stesso Formigoni e da Angelica Schiavone), entro una baracca da burattini e lì li lascia per tutta la durata dello spettacolo a dare vita, a mezzo busto, al loro dialogare ora tenero, ora polemico, sempre sospeso sull’orlo del mondo. A parte qualche intromissione anche esterna del simpatico Giovanni Calella nei panni ora di Tyler ora di Barrel, rispettivamente un ciclista e un capostazione; tutto si consuma all’interno del rettangolo scenico della baracca, che a questo punto un poco evoca le suggestioni del quadro luminoso della radio su cui una volta per istinto concentravano lo sguardo gli ascoltatori più rapiti. Quanto al treno che passa, la pioggia che batte o il vento, sonoramente provvedono a turno gli stessi interpreti, mai operando a vista. Così ‘ridotta’, la mostruosità di Mr, Rooney si mimetizza dietro tinte pastello. Chi mai andrebbe a immaginare l’abominio in un uomo che, invelenito dalla cecità è diventato un bisbetico e che per quanto detesti il tran-tran famigliare (“gli orridi verbi della vita domestica”) ambisce ad andarsene in pensione per passare il tempo in casa.
L’idea che il marito della tenera Mrs Rooney nasconda qualcosa s’insinua poco a poco nello spettatore e strisciando lentamente assume spessore sino alla traumatica rivelazione finale.
Ben calati nelle parti e in perfetto affiatamento, Carlo Formigoni e Angelica Schiavone, brillano.”
Inoltre, Bellini aggiunge nel suo articolo della “Gazzetta del Mezzogiorno”:
“Formigoni spiega agli spettatori che negli anni ‘50 Beckett cambiò il teatro. Si tratta di un autore ironico che “pesca nel profondo” dell’essere e dell’agire umano e pertanto solo ad un autore di tale spessore poteva essere concesso di trasformare un “mostro da prima pagina” in un essere umano dalla banale quotidianità.
La signora Rooney – interpretata da un’Angelica Schiavone dai tratti felliniani che ricordano la mitica Giulietta Masina – moglie vecchia e trasandata, aspetta in stazione il signor Rooney (l’impareggiabile Carlo Formigoni), marito cieco e trascurato.”
Con “L’ultimo Atto” di Carlo Formigoni si indaga il lato oscuro degli uomini che toglie tutti i sogni.
Sabato 17 (ore 21.00) e domenica 18 Febbraio 2018 (ore 20.00)
Teatro delle Forche
“Sospendete l’incredulità!” Monologo ... a più voci sulla Storia del Jazz
di Marcello Galàti
con Giancarlo Luce e Enzo Lanzo
regia di Marcello Galàti
La storia della musica jazz viene raccontata attraverso alcuni episodi appartenenti nella realtà alla vita di differenti musicisti della musica afroamericana, donna, uomo, cantante, trombettista, sassofonista, contrabbassista e batterista.
Gli episodi narrati sulla scena, scelti come paradigmi delle condizioni di vita del popolo nero-americano, necessitano la sospensione dell'incredulità: è esistita l'apartheid, la separazione tra neri e bianchi che ha riguardato anche gli ospedali e le scuole. Il jazz l'ha raccontata e combattuta quella separazione. Attraverso le parole, ma anche attraverso la musica, viene ripercorsa la storia del jazz dal blues al free, passando dallo swing e dal be-bop, una storia della musica dei neri d'America che simbolicamente termina con le parole di un bianco: cerco qualcosa, qualcosa di speciale.
Domenica 11 Marzo 2018 – ore 21.00
Coperte Strette
“Hotel Lausanne”
di e con Christian Gallucci, Anna Sala
“Mi domando cosa sarei stato io, se non ci fosse stato lui” (sosia ufficiale italiano di Michael Jackson)
All’ interno di Hotel Lausanne si esibiscono Maria Lina e Uguale, sosia di Marilyn Monroe e Adolf Hitler, due personaggi in crisi di identità e alla ricerca di un proprio posto nel mondo. Siamo all’ultima esibizione all’interno dell’Hotel; è un’esibizione sostenuta con leggerezza ma dove assistiamo al disfacimento e al crollo del meccanismo che finora li ha sorretti – tra suoni che non partono quando dovrebbero, incidenti di percorso, dimenticanze – in un gioco al massacro dove l’unica vera soluzione, la soluzione finale, sembra essere quella di barricarsi all’interno dell’Hotel, di chiudere lì, con l’ultima esibizione, forse con la vita, andando a rendere definitiva l’identificazione dei sosia con i due idoli.
Hotel Lausanne è un luogo allo stesso tempo concreto e astratto, interiore: è l’hotel, l’albergo, l’involucro che ospita la nostra anima. È il corpo.
Sabato 17 Marzo – ore 21.00
Teatro delle Forche
"That’s impossible
ovvero I dispersi"
da un romanzo di Cristò Chiapparino
regia di Giancarlo Luce
adattamento alla scena di Giancarlo Luce e Ermelinda Nasuto
con Giancarlo Luce e Ermelinda Nasuto
scena e costumi Mariella Putignano
luci Giuseppe Panetti
musiche Raffaele Stellacci
foto di scena Alessandro Colazzo
con il sostegno di Nostos e Théâtre de l'Usine
That’s impossible è il nome di una lotteria, e della trasmissione televisiva omonima di una piccola emittente locale, che porta la febbre del gioco nelle case dei telespettatori. Ben presto la lotteria diventa un fenomeno nazionale; e poi europeo, fino ad approdare negli States. Una vera e propria febbre, ma anche un fenomeno curiosissimo da studiare; già, perché vincere alla lotteria è pressoché impossibile, visto che si tratta di indovinare un numero a caso, estratto tra zero e...infinito. Eppure milioni di italiani, europei e americani ogni settimana fanno la loro puntata, scommettono sul loro numero vincente. Alle vicende dei tanti piccoli protagonisti che popolano questa lotteria (giocatori, presentatrice, stagista televisiva, impresario) si contrappone la vicenda (e le ragioni) dell’inventore di questa lotteria, Bruno Marinetti, e di sua sorella Sofia.
Marinetti ha un grande piano, una grande ragione, legata al suo passato, per cui ha messo in piedi questo perfetto congegno mondiale della lotteria; fino a quando un giorno....
Un affresco di caratteri e vicende umane diversissime legate tutte da un filo: quello di una lotteria impossibile da vincere, That’s impossible, appunto.
Quello che cerchiamo di raccontare con questo spettacolo, che a tratti assume le caratteristiche di una giostra rotante su cui i vari personaggi della storia si ritrovano e mettono in scena se stessi e le loro frustrazioni, è il momento di smarrimento, di caduta, di oblio che fagocita l’uomo contemporaneo. Ciascun personaggio di questa vicenda ha di questi momenti.
A guardarlo da lontano, questo affresco umano, sembra rivelarci che l’unico antidoto possibile a questo perdersi continuo sia la sostanza del denaro, del possesso. O forse ne è la causa, la coltre che appiattisce tutto, che schiaccia e atterra?
Unico personaggio alieno alla febbrile vicenda della lotteria e dei suoi protagonisti è Sofia, che però, ne è il motore inconsapevole.
E voi, qual è il numero più alto che riuscite a immaginare?
Giovedì 19 Aprile 2018 – ore 21.00
Linguaggicreativi
"La Nebbiosa"
di Pier Paolo Pasolini; assistente alla regia, scene e costumi Giada Gentile
con Stefano Annoni e Diego Paul Galtieri
adattamento teatrale e regia PAOLO TROTTI
Protagonisti due attori, Stefano Annoni e Diego Paul Galtieri, una batteria e un telo bianco. Lo spettacolo teatrale “La Nebbiosa” si ispira a una sceneggiatura, commissionata nel 1959 a Pier Paolo Pasolini, dopo l’uscita di “Una vita violenta”. La storia deve avere come sfondo Milano e Pasolini decide di scrivere un film sui Teddy Boy che, come i ragazzi di vita, cercano di sopravvivere, galleggiando tra le rovine di una città in costruzione. Il film non si farà mai per problemi produttivi, ma resta la sceneggiatura de “La Nebbiosa”, che a teatro prende finalmente vita, con incalzante ritmo rock ‘n’ roll. I personaggi prendono la parola, uno dopo l’altro, e vivono la loro storia mentre la batteria scandisce il tempo. Così sul palco appaiono il Rospo, il Teppa, il Contessa, il Toni detto Elvis, Mosè, Gimkana e le loro vittime. Sullo sfondo Milano, dominata dal Pirellone e dalla torre Galfa, la stessa Milano che si arricchisce durante il boom ma che a volte sembra perdere di vista il valore dei sentimenti. I Teddy Boy sono espressione del disagio giovanile degli anni Sessanta. La rivolta contro la società, ma anche l’abbandonarsi al languore delle giornate passate al bar, senza studiare, senza lavorare; con, nella testa, nelle mani, nei coltelli, sogni di colpi che li possano fare svoltare; la voglia di stupire, di andare contro.
Domenica 22 Aprile 2017 – ore 20.00
Teatro delle Forche
"Come tu mi vuoi"
da due racconti di Tommaso Pincio e Christian Raimo
regia Giancarlo Luce
con Giancarlo Luce e Ermelinda Nasuto
costumi Mariella Putignano
ideazione luci Franz Catacchio
Due racconti, due storie, due monologhi si direbbe, per ri-portare nell’alveo della finzione teatrale la mancanza di direzione, di programma, o l’espropriazione di un destino.
Lei trentenne e lui cinquantenne si raccontano al pubblico a partire dal lavoro che fanno o dalla ricerca di questo.
Ne viene fuori una fotografia dell’attualità delle vite dei molti tragica, a volte comica, e tuttavia apparentemente normale tranne che per le derive alle quali può condurre.
Entrambi corrono sulla scena e nella vita rasentando follia e smarrimento, perfettamente consci che quella è la condizione di “normalità”, incapaci di immaginare una via d’uscita diversa da quella che sembra piombargli addosso come una valanga e dalla quale sembra impossibile uscirne.
È l’attuale condizione di malessere della maggioranza. Di coloro che vivono correndo sui bordi delle grandi arterie della società tra impedimenti e ostacoli, tra omissioni, frasi tronche che tolgono il respiro in tempi di prospettive schiacciate, secondo un ritmo affannato e contagioso che dà forma alla nientificazione.
Precari nel lavoro e nell’identità, orfani di un aggregato sociale capace di dar vita a relazioni di subordinazione, dominio e costrizione, attoniti ed incapaci di prevedere la condizione futura di chi, come loro, lavorando, vedrà una forma ancora diversa in cui questo sistema sociale sarà stato capace di declinarsi.
INFO E PRENOTAZIONI
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0998801932/3497291060
Biglietto intero 10 euro / ridotto 8 euro.
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